Cuenca/Lauro
(zero)
direzione
Elisabetta Lauro
di e con
César Augusto Cuenca Torres ed Elisabetta Lauro
luci
Gaetano Corriere ed Elisabetta Lauro
prodotto da
Cuenca/Lauro e Fondazione Musica per Roma
coprodotto da
Sosta Palmizi e Oriente Occidente
sostenuto da
Abruzzo Circuito Spettacolo A.C.S., Permutazioni/Zerogrammi
Invito alla Danza barletta, Gruppo Danza Forlimpopoli A.S.D
selezionato per
Anticorpi XL, NID platform, Visionari Kilowatt
progetto vincitore
Premio Equilibrio Roma, First Prize Masdanza,
durata
45'
Zero è il punto mediano tra il negativo e il positivo, tra ciò che è prima e ciò che è dopo. È l “hic et nunc”, il qui e ora, la condizione finita e inevitabile dell´uomo, di cui ci svela tutta la sua vulnerabilità. (zero) è il presente come verità ultima e inafferrabile. Esso è pura presenza, é indicibile e a differenza del passato o del futuro non si lascia raccontare né progettare. Eppure oscillando tra memoria e immaginazione noi ci ostiniamo a ricercare e simulare un’apparente stabilità. Ci aggrappiamo, ognuno a suo modo e nella sua propria realtà quotidiana, a strutture e definizioni pur di ancorare il nostro essere nel mondo ed evitare il confronto con la precarietà del nostro presente, del nostro essere presenti. Ma ognuno di noi sa e riconosce, nel suo ego unico e particolare, di stare camminando in verità su di un terreno malfermo, e può avvertire, se attento, la presenza di un sottile e costante movimento interiore, come acque sempre agitate. Più o meno lieve, questo moto ci accompagna in maniera intima e nascosta e a tratti diventa così intenso e tangibile che non è più possibile ignorarlo. In questi momenti la nostra esistenza, pur ben definita e modellata, per scelta o causa di forza maggiore, cambia improvvisamente il suo corso e ci costringe a lasciar andare, ad abbandonarci alla tempesta dello zero. Non più programmi né progetti, nessuna struttura a cui aggrapparsi. La terra sotto i nostri piedi oscilla, siamo in balìa della prossima folata di vento o della prossima onda passeggera. Andiamo perdendo l’ idea di un “centro di gravità permanente” e cominciamo a girare in orbita, l’uno intorno all’ altro, senza avere più nulla a cui tendere. Il vortice dello zero ha annullato tutte le certezze, ha demolito le nostre strutture come gli uragani fanno con le case e ora ci ritroviamo così, sottosopra, distanti e soli, a un millimetro dalla terra, con il centro troppo alto e sempre meno peso. Siamo oramai completamente in ballo. La nostra natura caduca e labile ci si è svelata per ciò che essa davvero è e, abbandonata ogni pretesa di ingenua certezza, rimaniamo esposti e sradicati, alieni a noi stessi e al luogo che abitiamo. L’io, e quello che è, è stato adesso rimesso alla vita stessa nel suo flusso ininterrotto e inenarrabile.